mercoledì 16 settembre 2009

13. Il bilancio della guerra

Gli eventi della seconda guerra mondiale non fanno altro che confermare un’evidente verità storica, e cioè che “è la volontà di pochi uomini che decide il corso della politica” (RENOUVIN 1974 VIII vol.: 313). Ebbene, quella guerra, voluta da pochi uomini, ha causato 40 milioni di vittime, di cui 6 milioni di ebrei! Il costo maggiore è stato pagato dall’URSS, con 17 milioni di morti, seguono la Germania, con 5 milioni e mezzo, la Polonia con 4 milioni, il Giappone e la Iugoslavia, rispettivamente con 1,8 e 1,7 milioni, la Francia, con 530 mila, l’Italia, con 450 mila, la Gran Bretagna, con 400 mila, gli USA, con 350 mila.
Con quali risultati? Le tradizionali potenze europee, Germania, Francia e Gran Bretagna, escono, per ragioni diverse, con le ossa rotte. La Germania è ridimensionata e frammentata, la Francia è stata travolta dall’avanzata tedesca e non ha certo svolto un ruolo di prima grandezza, la Gran Bretagna non solo non è stata in grado di portare a termine, da sola, una guerra vittoriosa, ma ha visto dissolversi il suo impero coloniale. In Oriente, la grande potenza del Giappone ha dovuto rendere alla Cina la Manciuria e Formosa e ha perso la Corea e le ex colonie europee del Pacifico, che aveva occupato e che adesso acquistano l’indipendenza. In particolare, la Corea viene divisa in due zone d’occupazione, russa a nord e americana a sud. Hanno guadagnato Stati Uniti e Unione Sovietica, ma i primi hanno l’atomica, la seconda no. Le prospettive sono due: o l’URSS e tutti le altre potenze mondiali accettano la superiorità americana e s’inchinano di fronte alla sua cultura, ai suoi valori e ai suoi interessi, oppure si adoperano allo scopo di colmare al più presto il gap atomico. Viene prescelta questa seconda alternativa e inizia così la corsa al riarmo e, insieme ad essa, la guerra fredda.

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