mercoledì 16 settembre 2009

04. Gli inglesi

Dal 1920 l’apparato industriale inglese attraversa un periodo di crisi, la disoccupazione è elevata e la Gran Bretagna deve cedere il primato agli USA come potenza commerciale mondiale. Nel 1930 la crisi sembra superata, ma quando cominciano a soffiare nuovi venti di guerra, la Gran Bretagna, temendo di rimetterci e di ripiombare in una nuova crisi, si adopera per la pace. Così, di fronte alla politica aggressiva che Hitler manifesta alla fine degli anni Trenta, il primo ministro inglese, Chamberlain, si muove con cautela e, nella speranza di separare Mussolini da Hitler, riconosce la conquista italiana dell’Etiopia (1938). Sempre allo scopo di evitare la guerra, quando scoppia la crisi cecoslovacca (autunno 1938), lo stesso ministro si dimostra accomodante e subisce l’intraprendenza dei tedeschi. Solo dopo l’invasione della Polonia, la Gran Bretagna sente di non poter fare a meno di evitare la guerra.
Dopo la disfatta francese, gli inglesi si trovano soli a dover contrastare l’avanzata trionfale della Werhmacht e a resistere alla evidente superiorità militare dei tedeschi. Il 10.5.1940, in un momento assai delicato per la Gran Bretagna, Winston Churchill sostituisce Chamberlain. Nell’autunno 1940, per circa due mesi Londra viene duramente bombardata, ma, sorprendentemente, non si piega, trasformando così quella che si prospettava come una guerra lampo in un conflitto di lunga durata. La tenace resistenza opposta ai tedeschi dalla Gran Bretagna è, certamente, merito anche degli inglesi, ma non solo: senza l’incessante aiuto americano e senza l’entrata in guerra degli USA, gli inglesi non avrebbero potuto evitare la capitolazione, ed è la prima volta nella loro storia che essi sono stati costretti a giocare un ruolo subalterno nei confronti di un’altra potenza.

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